FESTA DEL CINEMA DI ROMA. Paolo Strippoli: Piove.

Alice nella città. Panorama Italia.

di EMILIANO BAGLIO 21/10/2022 ARTE E SPETTACOLO
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La cosa più sconvolgente riguardo Piove è che il film uscirà con il divieto ai minori di 18 anni. Un’assurdità anacronistica e ridicola da parte di una commissione ministeriale che, vivendo evidentemente fuori dal mondo, ha deciso di affossare definitivamente il nuovo film di Paolo Strippoli, già autore, insieme a Roberto De Feo di A classic horror story (http://www.euroroma.net/10329/ARTE%20E%20SPETTACOLO/a-classic-horror-story.html)

A Strippoli, per quel poco che vale, va la nostra più totale solidarietà e l’indignazione nei confronti di una simile decisione.

Tuttavia questo non può sollevarci dallo stupore provato dinanzi ad un simile disastro, soprattutto vista la precedente buona prova.

Inutile girarci intorno, Piove è un fallimento totale e non basta stavolta la giustificazione del budget evidentemente basso, si possono fare ottimi film anche con pochissimi soldi.

Piove ha alla base un’idea non nuova ma che poteva avere un ottimo potenziale fosse stata minimamente sfruttata.

Dalle fogne di Roma si leva una nebbia che, una volta inalata, scatena allucinazioni e fa emergere la parte oscura di chi la respira sino a trasformare tutti in mostri assetati di sangue.

Via allora di follia omicida?

Manco per sogno, Strippoli butta nella spazzatura lo spunto e costruisce il solito insopportabile film su una famiglia disfunzionale; padre disperato dopo la morte della moglie, figlio adolescente ribelle e figlioletta più piccola costretta sulla sedia a rotelle.

Quello che poteva essere un buon film di genere si trasforma in un noiosissimo melodramma ridicolo, girato svogliatamente, con una sceneggiatura penosa ed interpretazioni che gridano vendetta.

Non c’è uno straccio d'idea decente in Piove.

Ci sono momenti veramente imbarazzanti, primi tra tutti quelli che riguardano il giovane Enrico e che culminano in una sequenza che ci descrive la sua giornata tipo con il sottofondo di un’orrenda canzone rap che avremmo preferito continuare ad ignorare in cui il tentativo di coniugare attraverso il montaggio immagini e musica naufraga miseramente.

Tutto fa acqua in questo film, la trama gira a vuoto, ci sono intere sequenze girate svogliatamente (il pomeriggio passato da Enrico con il suo amico) che quando arrivano al culmine dimostrano un’assoluta mancanza di senso del ritmo e della tensione.

Il film è zeppo di personaggi non sviluppati, dalla prostituta con cui si intrattiene Enrico al barbone che staziona sotto il palazzo dove vive la famiglia protagonista del film.

Non si capisce proprio che film volesse fare Strippoli, se volesse sfociare nel melodramma a sprezzo del ridicolo o cercare di coniugarlo con l’horror.

Horror che viene relegato a qualche notiziario ascoltato in auto, il che andrebbe pure bene visti i limiti di budget, ma non c’è mai nulla che suggerisca veramente l’idea di una città in preda alla follia.

E’ come se la storia dei protagonisti procedesse completamente slegata dal contesto e quando finalmente Strippoli si ricorda della nebbia assassina è oramai troppo tardi per salvare il film.

EMILIANO BAGLIO


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